Cosimo de Nitto - anno scolastico 2012-2013
Cosimo De Nitto - 23-05-2013
Ci è capitato spesso, da un po' di anni a questa parte, di ascoltare e leggere della fatwa con la quale sono stati colpiti gli insegnanti. Qualsiasi critica essi abbiano fatto alle politiche scolastiche, qualsiasi osservazione di merito al sistema nazionale di valutazione (INVALSI), anche quando questo riguardava i soli test per gli studenti, essi sono stati tacciati di autoreferenzialità. Un termine piuttosto ambiguo che, portato all'estremo, non legittimerebbe gli insegnanti a parlare di scuola, dell'insegnamento e di tutto ciò che riguarda il loro status professionale e sociale. Se gli insegnanti parlano del proprio lavoro, della propria condizione sono accusati di essere autoreferenziali, di non voler essere valutati dall'esterno (e chi "valuta"poi, e come non se lo debbono chiedere, altrimenti cadono nell'autoreferenzialità). Lascerei stare, per amor di patria, l'assurdità di una categoria così ambigua usata per connotare più di 840.000 persone quanti sono gli insegnanti in Italia.
Cosimo De Nitto - 17-05-2013
Per tanto tempo ho cercato nella mia mente un'immagine, un'istantanea che potesse rappresentare la scuola italiana, la sua peculiarità, la sua identità, le sue radici e il tratto distintivo rispetto agli altri sistemi formativi ai quali ormai cercano di convincerci che dobbiamo assolutamente conformarci. Non mi veniva assolutamente, mi occorrevano molte parole per raccontare la scuola italiana, troppe per una situazione comunicativa che sembra anch'essa improntata ad una sorta di spending review imposta dagli stili comunicativi del web e dei social network in particolare. Quando ormai cominciavo a disperare di poter trovare questa immagine, questa figura, improvvisamente, per una serie di combinazioni forse astrali, l'ho trovata.
Cosimo De Nitto - 27-04-2013
La cosa che più colpisce nella parte del documento dei "saggi" dedicata alla scuola è il linguaggio. Un perfetto euroburocratese. Sembra di leggere un brano dei vari documenti, "raccomandazioni", analisi che l'euroburocrazia dedica alla scuola.
E' un fatto positivo che si siano ricordati della scuola (di questi tempi), ma sono, a mio avviso, estremamente limitati, riduttivi, privi di un orizzonte progettuale i termini in cui l'hanno fatto.
D'altronde se chiamano a scrivere di scuola economisti o comunque esperti che adottano come unico approccio quello economicistico cosa ci si può aspettare d'altro se non parole-concetti-paradigmi come: produttività, capitale umano, performance, filiera, sostenibilità, (economica), ecc?
Che l'approccio sia economicistico lo dimostrano gli interventi a breve termine (ma come si fa a concepire un breve termine se non inserito in una visione strategica a "lungo termine"?) suggeriti: abbandono scolastico, merito, salute, digitale.
Cosimo De Nitto - 01-03-2013
Leggendo l'articolo "SCUOLA - Lo stratagemma dell'astuto Bertoldo piace a (certi) cattolici e alla Cgil" di Giovanni Cominelli mi è venuto di fare le seguenti schematiche riflessioni.


1) L'articolista fa un'analisi delle correnti culturali, filosofiche, pedagogiche che hanno influenzato e in-formato il sistema scolastico italiano statale. Croce, Gentile, il personalismo cristiano, l'umanesimo marxista, filoni che caratterizzano la radice e l'identità culturale del nostro paese e ne costituiscono una sorta di marchio di made in Italy, spesso studiato all'estero, talvolta apprezzato, in qualche caso tenuto presente nelle riforme dei sistemi formativi di quei paesi. Buttarli a mare? Come dire agli anglosassoni di buttare al mare le loro radici pragmatistiche, Dewey, ecc. e tutta una loro tradizione che ne ha caratterizzato finora la cultura, la scienza, la filosofia, gli orientamenti pedagogici.
La "tradizione", l'identità storica, non si butta al mare. Si arricchisce, se ne ampliano i confini, se ne aggiornano aspetti e modalità, la si "fallibilizza", se ne cambiano aspetti, si contamina se si ritiene, certo. Ma non si butta al mare.
Trapiantare modelli che sono assai distanti dalla tradizione e dai filoni culturali che la caratterizzano farebbe cantare al compianto Carosone "Tu vuò fa L'Americano"...ma si' nato in Italy.
Cosimo De Nitto - 23-02-2013
"Scommettere sugli insegnanti", "investire sugli insegnanti", "valorizzare gli insegnanti" et similia sono ormai espressioni che cominciano a logorarsi se non si accompagnano a specificazioni concrete.
L'insegnante è pane, cultura, lavoro. Una metafora? No, la realtà. Coniughiamoli.
Cosimo De Nitto - 31-01-2013
Quello della scuola non è mai stato un argomento di facile approccio e di facile "consumo" nella comunicazione sociale e nei media. Soprattutto in tempi di campagna elettorale come questi in cui ognuno ha impacchettato la propria "Agenda"-manifesto con su scritte le "cose" che si vogliono realizzare. Le "cose" sono elencate e gli elenchi formano i "programmi". I programmi, si sa, sono una scommessa, sono una carta di intenzioni buone sempre, ma nessuno può scommettere che saranno realizzate tutte-in parte-per niente. Specialmente i "programmi" elettorali la cui finalità prima e ultima è quella di avere il massimo dei voti possibili. Ma allora cosa dovrà fare il povero malcapitato cittadino che di ingegneria istituzionale non si intende, capisce poco di geometria variabile degli ordini di scuola spesso enunciati come schemi di formazioni di calcio (5-3-5, oppure 5-3-4, oppure 4-3-5, oppure 10-3, oppure 5-5-3, oppure ancora 8-5 anticipato ecc. ecc.)? Cosa dovrà fare se si imbatterà nella "dematerializzazione", lui, che non ha neanche il materiale, e gli dicono che ha un figliolo "nativo digitale"?
Cosimo De Nitto - 10-01-2013
Stimolante l'articolo di Paolo Bertinetti sulla Stampa di oggi "Leggi romanzi se vuoi fare l'ingegnere"

Università di Princeton:
"considerare lo studio letterario come «utile» per la formazione professionale nei settori scientifici, economici, medici."
"La letteratura è «utile» per fare bene cose che nulla hanno a che fare con la letteratura. "
Questo in America, e in Italia?
Tremonti: "con Dante non si mangia." Azz...che la Divina Commedia non fosse un panino ce ne eravamo accorti.
Monti continua la politica di Tremonti-Gelmini. Evidentemente anche lui non mastica Letteratura.
Dunque, mentre nelle più prestigiose università americane si scopre l'utilità dell'"inutile" (gli studi umanistici), in Italia che è la culla di quegli studi che si fa?
Cosimo De Nitto - 17-12-2012
Sul Corriere della Sera Alessandra Mangiarotti cerca di riflettere sul "Perché le nostre bambine leggono peggio di 5 anni fa" come segnala l'IEA con le sue rilevazioni che servono a compilare la classifica PIRLS. Nell'articolo si intervistano Mauro Palumbo, sociologo, e la scrittrice Chiara Gamberale, per due passaggi veloci e, soprattutto, viene affidato a Roberto Ricci il compito principale di un'analisi dettagliata del perché le bambine leggono peggio di 5 anni fa.
Se prima di aver letto questa intervista di Roberto Ricci, responsabile dell'area prove dell'Invalsi, ero solo per una diversa gestione e funzione dell'INVALSI, dopo averla letta sono per la totale chiusura e bonifica dell'Istituto, capendo sempre più quanto male facciano questi signori alla scuola, quanta responsabilità hanno dell'arretramento della stessa, dell'insignificanza della loro azione basata sull'incapacità di "leggere", interpretare la realtà scolastica, indicare soluzioni sistemiche strutturali.
Cosimo De Nitto - 26-10-2012
Sette, quattordici, ventuno e ventotto, questa è la storia di paperotto...una bella conta molto nota e usata dalle insegnanti di scuola dell'infanzia. Lasciamola lì, la conta, ancorché simpatica, così come dobbiamo lasciare lì Profumo, il maestro di strada Rossi Doria &C, e quanti in questi anni hanno coniugato un attacco frontale alla scuola pubblica con colpi tremendi portati agli insegnanti e al personale tutto sul piano del discredito sociale, del peggioramento delle condizioni di lavoro, dell'immiserimento economico condiviso con tutta la cosiddetta classe media. Hanno colpito le risorse con tagli lineari, e siccome la principale risorsa della scuola è quella umana data dal dal suo patrimonio che sono gli insegnanti, hanno colpito questi ultimi in tutti i modi. Li hanno colpiti nei livelli occupazionali prima, in modo virulento, la Gelmini ne sa qualcosa con i suoi 8 miliardi tagliati e con la soppressione di 150.000 posti di lavoro.
Cosimo De Nitto - 16-10-2012
Se manca un progetto è inutile aumentare l'orario, così Benedetto Vertecchi su un interessante articolo apparso su l'Unità e riportato dalla rassegna stampa dell'FLC-CGIL qui 1). Sono considerazioni giuste, elementari se vogliamo. Infatti, come si fa a toccare l'orario di lavoro degli insegnanti senza tener conto che questo è una variabile che agisce in un contesto complessivo che è il sistema dell'istruzione e formazione italiano? Si interviene rozzamente su cifre, numeri, quantità perché, a quale fine? "Risparmio", diminuzione di spesa. Fanno le stime di quanti soldi si risparmiano, 723 milioni di euro 2) nessuno fa le stime di quanto danno si arreca al sistema già fiaccato della scuola. Nessuno calcola le "perdite" in termini di "efficacia", "efficienza" e "qualità" del sistema scolastico. Nessuno calcola in cifre cosa vuol dire impedire il turn over nella scuola. Nessuno calcola quanto costa alla collettività la diminuzione della "produttività" del sistema scolastico.
Cosimo De Nitto - 02-10-2012
«Laurearsi per laurearsi serve a poco. Se ci si laurea male si hanno competenze modeste, che portano poco lontano, meglio non inseguire il titolo per essere dottori per forza. Meglio avere una formazione tecnica spendibile. Bisogna ridare dignità al lavoro tecnico e operaio».

(Voglio simulare una domanda da quiz, tipo Musichiere, Lascia o raddoppia, ... o una domanda del concorso-Profumo p.v.)

Domanda: secondo voi chi ha pronunciato queste parole?

A questa domanda io avrei risposto: Adolfo Pick. Non è molto noto, forse, ma non è un Carneade qualsiasi. Perché proprio lui?
Cosimo De Nitto - 19-09-2012
I governi e i governanti fanno tante cose. Spesso hanno mille incarichi e quanto rendano su tanti fronti solo il padreterno lo può sapere. Quanto all'attività di governo la loro azione si può schematicamente dividere su due piani: quello più propriamente politico che investe le decisioni, gli atti legislativi e quelli di governo più tecnicamente intesi; e quello della presentazione e della comunicazione, diciamo pure della "giustificazione" degli orientamenti e degli obiettivi che guidano l'azione di governo.
Relativamente al governo attuale della scuola ciò che lo connota in modo marcato è la discrasia al limite della contraddizione tra ciò che ministro e il suo entourage dichiarano a livello di principi e ciò che fanno in realtà con gli atti di governo concreti.
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